Fanciulle e animali prendono vita su tavola mediante il disegno a grafite e collage con fondo di legno al vivo o con foglia simil oro e acrilico, invitando a oltrepassare la soglia che conduce a un mondo parallelo dove torna al centro la cura del creato attraverso la profonda connessione del femminile con la natura.
«Entrare nelle opere di Marzia Roversi significa lasciarsi trasportare in un vuoto contemplativo, senza tempo e spazio, lasciando che l’immaginazione intuisca significati anacronistici profondi in cui resta racchiuso l’arcano dell’esistenza». Paolo Levi
«…è fortissimo il senso evocativo e queste immagini pongono un quesito: se sia più reale la realtà o il sogno, la fantasia che facciamo sulla realtà». Felice Bonalumi
Sono più di trenta le opere, olii su tela e su carta, che Alfredo Pini espone presso la Galleria d’arte e libreria Emporio Amolà di Mirandola dal 22 novembre all’8 dicembre 2025. Si tratta di lavori per la maggior parte realizzati nel corso dell’ultimo anno, nei quali ai soggetti per cui è conosciuto, le vedute urbane fra tutti, l’artista affianca un nuovo ciclo pittorico in cui la figura umana, soprattutto donne e bambini, è protagonista. La mostra, dal titolo Percorsi, vuole sottolineare alcuni aspetti della ricerca pittorica del maestro, nella quale il percorso che porta dalle immagini delle città alle nuove raffigurazioni del ciclo Adriatico e dei nudi è soprattutto mentale e mira a coinvolgerci in sensazioni contrastanti passando dalla frenesia al desiderio di tranquillità, dal disorientamento al bisogno di certezze, dall’ansia alla ricerca di serenità, in quel contrasto di stati d’animo quasi dicotomico tipico dei nostri tempi.
La scelta dei soggetti nasce dall’inconscio che, influenzato dalla realtà, crea percorsi mentali che terminano sulla tela. Così le città nascono dall’interpretazione del mondo che cambia velocemente e, nelle vedute urbane, la pittura istintiva, gestuale e dinamica di Pini si esprime al meglio. Gli elementi raffigurati sono resi riconoscibili nonostante l’assenza di dettagli, superflui per l’artista, le prospettive e le ombre riscritte, il punto focale assente, l’equilibrio delle linee rotto. E così, un ambiente urbano che non dovrebbe lasciare dubbi, crea smarrimento in chi guarda. Nonostante raramente l’artista raffiguri forme umane, la presenza dell’uomo è avvertita e queste visioni di città trasmettono sensazioni di vita vorticosa e di frenetico affollamento.
Nelle opere del ciclo Adriatico, esposte qui per la prima volta, la poetica di Alfredo Pini muta. Il mare sembra essere per l’artista antitetico alla città. L’acqua, elemento primordiale, nell’arte ha spesso significato rinascita e purificazione e per Pini è il luogo in cui la figura umana si inserisce spontaneamente, con naturalezza. Per comunicare armonia, una licenza poetica: usare le pennellate per unire gli elementi. I corpi si fondono con il mare e il mare con i corpi, il cielo confluisce nel mare e il mare nel cielo. Tutto è connesso, armonico, solo un’onda può trasmetterci un minimo di disagio.
Dai corpi in spiaggia ai nudi il passo è breve, obbligato, consequenziale. Campo di prova per ogni artista, raffigurare un corpo nudo è sempre una sfida. Da soggetto primitivo e comprensibile, il corpo nudo diventa nell’arte simbolo di perfezione, scandalo, turbamento, mito, potenza. La collocazione astratta di questi nudi, raffigurati in uno sfondo non riconoscibile, permette di focalizzare il nostro pensiero esclusivamente sul corpo senza far trovare un’unica e precisa chiave di lettura dell’opera. A rendere ancora più interessante questo percorso di studio e ricerca un’altra licenza poetica: le figure non mostrano il viso, vengono immortalate un attimo prima di svelarsi completamente. Osservando un corpo nudo è istintivo concentrarsi su quello che crea scandalo ma, in realtà, è più quello che non vediamo a creare turbamento. Una maschera è uno scudo protettivo, crea una barriera tra chi la indossa e chi osserva; con questo artificio Alfredo Pini ci lascia immaginare, sospesi tra l’attesa del coraggio di gettare la maschera e il momento successivo, svelarsi interamente, corpo e anima, farsi riconoscere e poter riconoscere. Forse sta in questo la grandezza di un artista: fare vedere anche ciò che non ha dipinto.
Le Vespe nascono dalla memoria, dal ricordo di un mondo passato, di quel ritmo lento che ormai non seguiamo più. Emblema del boom economico, icona di libertà, con la sua linea sinuosa la Vespa ci riporta a un’epoca in cui l’ottimismo e la gioia di vivere imperavano e nel quale anche gli oggetti di uso comune trasmettevano sensazioni di allegrezza e rassicurazione.
Le opere raccolte in questa esposizione dimostrano che l’arte contemporanea è capace di emozionare. Se ci concentrassimo sul riconoscere le vedute del maestro Pini, perderemmo il senso del percorso; allora, non focalizziamoci su questo. La scelta dei soggetti di queste opere e del modo di rappresentarli spesso alterando la realtà è la personale lettura che l’artista fa di una visione. Alfredo Pini lascia spazio a chi osserva le sue opere. Seguendo il percorso della mostra, sforziamoci di assecondare anche un nostro percorso mentale, lasciamo che ciò che i nostri occhi vedono ci porti a una nostra personale elaborazione e arriveremo a emozionarci.
Valentina Atzeni
Alfredo Pini nasce a Mirandola nel 1958, e nella cittadina emiliana si diploma all’Istituto commerciale Giuseppe Luosi nel 1977. Nel 1985 decide di abbandonare il lavoro impiegatizio per dedicarsi alla pittura, sua autentica passione. Si trasferisce a Ferrara, città dove risiede tuttora e apre la Galleria d’arte Lacerba. Nel 1987 si iscrive al Corso di laurea DAMS, dove insegnano personaggi di primo piano del panorama artistico e culturale Italiano: Umberto Eco, Renato Barilli e Alfredo De Paz; figure che saranno determinanti per la sua formazione culturale e artistica. A partire dallo stesso anno, segue corsi accademici di pittura e tecnica incisoria, serigrafica e litografica a Venezia e a Urbino. Dal 1993 l’attività espositiva si fa sempre più intensa e viene in contatto con alcuni dei nomi più illustri del panorama artistico nazionale: Bruno Cassinari, Remo Brindisi, Luca Alinari, Mario Schifano, Concetto Pozzati, Bruno Ceccobelli… Illustra copertine di romanzi e di raccolte di poesie; la Casa editrice tedesca Rainermann riproduce sue opere in distribuzione prevalentemente nel Nord Europa. Espone presso fiere dell’arte nazionali e internazionali rappresentato da varie gallerie. All’estero è invitato a esporre presso gallerie e istituzioni, tra gli altri luoghi: Montecarlo, Gent, San Diego, Vienna, Barcellona ,Tourrettes sur Lup. In Italia presso: Museo di Villa Colombaia di Luchino Visconti a Ischia (NA), Maschio Angioino di Napoli, Museo Magi 900 di Pieve di Cento (BO), Museo Casa dell’Ariosto e Palazzo Scroffa a Ferrara, Museo di Palazzo Bellini a Comacchio (FE), Castello di Nervi (GE), Lanterna di Genova, Villa Morosini a Polesella (RO), Padiglione Arte Contemporanea di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, nonché allo storico ArtHotel all’Angelo di Venezia e al padiglione di Arte contemporanea del Palazzo del mercato del Comune di Argenta (FE). Illustra i manifesti di varie manifestazioni dedicate al Jazz, tra le quali: Ischia Jazz, Umbria Jazz e Moncalieri Jazz. Collabora dal 2006 con la Galleria Orler di Abano Terme e Mestre. Dal 2021 è inserito nel CAM (Catalogo dell’arte moderna), indicato tra gli artisti di rilevanza nazionale su segnalazione del critico e storico dell’arte Giovanni Faccenda.
Aperture da mercoledì a domenica e lunedì 8 dicembre 9:30 / 12:00 – 16:00 / 19:00
Domenica 19 ottobre 2025 con inizio alle ore 17:00
in conclusione della mostra d’arte ESSERE LIBERE DI ESPLORARE
sarà ospite di Villa Medici del Vascello Rachele Ferrario, storica dell’arte e saggista, per presentare il suo ultimo lavoro dal titolo La contesa su Picasso. Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli
l’evento si terrà nella sala Margherita Sarfatti che ospita le opere di Marzia Roversi